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La Francia respinge un ricorso, la Gioconda rimane al Louvre
Consiglio Stato rigetta richiesta di International Restitutions
La Gioconda può restare dove si trova da 227 anni, al Museo parigino del Louvre. Il Consiglio di Stato francese ha respinto oggi il ricorso di un'associazione che sosteneva come il re di Francia Francesco I si fosse illegittimamente appropriato dell'opera nel 1519. Quanto richiesto da International Restitutions, misteriosa organizzazione di cui non si conoscono né la sede, né i componenti, si è vista rigettare l'istanza "manifestamente inammissibile" con una multa di 3.000 euro per lite temeraria. L'associazione sosteneva di agire "per conto dei discendenti degli eredi" di Leonardo da Vinci, senza però indicare chi fossero e non avendo quindi il mandato a rappresentarli. I giudici hanno chiarito che questo ipotetico diritto spetterebbe solo a loro, concludendo come in ogni caso un'istituzione repubblicana di oggi non possa essere chiamata a pronunciarsi su questioni risalenti ai tempi all'Ancien Régime. Non si tratta del primo bizzarro tentativo di International Restitutions a movimentare la conservazione delle opere d'arte. Nel 2022 l'associazione ha chiesto che dalle opere esposte al Castello di Fontainebleau fossero escluse quelle "saccheggiate dal Palazzo d'Estate di Pechino" da parte delle truppe francesi nel 1860. Anche in questo caso il Consiglio di Stato ha rimandato la richiesta al mittente, affermando come l'organo statale fosse privo della legittimazione giuridica a pronunciarsi. La Gioconda si trova in Francia dal 1516, quando Leonardo da Vinci, caduto in disgrazia presso la Casata dei Medici, si mise sotto la protezione di Francesco I. All'arrivo in Francia portò con sé alcuni suoi dipinti, tra cui il ritratto della leggendaria Monna Lisa, realizzato tra il 1503 e il 1506. Offrì le sue opere al sovrano francese, che in cambio gli corrispose una cospicua pensione. Il dipinto più famoso del mondo divenne parte delle collezioni reali e dal 1797 entrò nel catalogo del Louvre. Tutto fa pensare che ci rimarrà ancora a lungo.
C.Kovalenko--BTB