Berliner Tageblatt - Rischio diabete 1 per 0,8% dei bambini, celiachia per 2,9%

Rischio diabete 1 per 0,8% dei bambini, celiachia per 2,9%

Rischio diabete 1 per 0,8% dei bambini, celiachia per 2,9%

Primi risultati da screening in 4 Regioni

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Lo 0,8% dei bambini italiani tra i 2 e i 10 anni sono a rischio di sviluppare il diabete di tipo 1, mentre il 2,9% è a rischio celiachia. Sono i dati preliminari che arrivano dal progetto di ricerca D1Ce Screen, progetto propedeutico alla realizzazione di un programma di screening nazionale nella popolazione pediatrica per il diabete di tipo 1 e la celiachia coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità. I dati sono stati illustrati alla Camera dei Deputati da Marco Silano, direttore del Dipartimento Malattie Cardiovascolari, Endocrino-metaboliche ed Invecchiamento dell'Iss, in occasione della presentazione del White paper "Screening pediatrico per il diabete di tipo 1 e la celiachia". Il progetto nasce dopo l'approvazione, un anno fa, della Legge n.130/2023 che istituisce, per la prima volta al mondo, uno screening per il diabete di tipo 1 e la celiachia. In una prima fase è stata condotta una valutazione di fattibilità in quattro Regioni (Lombardia, Marche, Campania, Sardegna): i genitori sono stati invitati a sottoporre i bambini a un test per la determinazione degli autoanticorpi specifici per diabete di tipo 1 e per la celiachia. La risposta è stata positiva: "i rifiuti da parte dei genitori si contano sulle dita di una mano", ha affermato Silano. Importanti, i primi risultati emersi. "Per il diabete, sono stati arruolati 3.673 bambini, ne sono stati i testati 3.262 e, di questi, lo 0,8% è risultato positivo al primo test di screening, una percentuale quasi 3 volte più alta di quanto atteso. Per quanto riguarda la celiachia sono stati analizzati 3.013 bambini, di questi il 2,9% è risultato positivo al primo test di screening", ha affermato Silano. Questo non significa che i bambini sono già ammalati di diabete o che sicuramente lo svilupperanno in futuro, chiarisce Silano. Tutti sono già stati presi in carico per gli approfondimenti diagnostici e saranno monitorati nel tempo. Laddove sarà necessario, saranno messi in atto interventi tempestivi per ridurre i rischi acuti, come la chetoacidosi. A inizio 2025 è prevista l'estensione su scala nazionale dello screening.

S.Keller--BTB