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Alessandro Borghi, 'Amelio mi ha cambiato la vita'
"Dopo il sesso vorrei 'scardinare' il tema social"
(dell'inviata Cinzia Conti) Mentre si prepara alla 81/a mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia dove per la prima volta sarà nel concorso principale con il nuovo film di Gianni Amelio, Campo di Battaglia, Alessandro Borghi è l'osannato protagonista del festival di Giffoni. Che gli fa un effetto un po' diverso del solito visto che da poco è diventato papà. "Devo dire - ammette - che certe cose le vedi in modo diverso, cambiano di punti di vista e vedo le cose attraverso gli occhi di mio figlio pensando a cosa mi chiederà, cosa gli piacerà". E subito aggiunge: "Comunque ho già chiesto a quelli del festival "quando lo posso mandare qui...". Proprio di film di Venezia parla ai giovani in sala: "L'ultimo in termini di tempo che ha veramente cambiato la mia vita è Gianni Amelio, un uomo di 80 anni che ha la forza di un barbaro di 20. Abbiamo fatto un film al freddo, -10 gradi in mezzo alle montagne, e non è praticamente mai stato seduto. Mi ha ricordato cosa vuol dire essere innamorati dell'idea di raccontare una storia usando il cinema. È stato incredibile. Non vedo l'ora di vedere altri 100 film di Gianni". Su un futuro da regista parte con la battuta: "Ho pensato di andare dietro la telecamera e poi di ritornare da davanti, giusto per fare un giro. Scrivo molto e ogni tanto ci penso, ma non so come fanno i miei colleghi a dirigere e a recitare assieme e dovendo scegliere, sceglierei ancora di fare l'attore". Inevitabili le domande su Supersex, la serie Netflix liberamente ispirata alla vita di Rocco Siffredi. "La sessualità è uno dei temi che in questo paese non si sa bene come trattare, era uno dei miei top e mi è piaciuto contribuire a scardinarlo... Infatti a metà del pubblico è piaciuta tantissimo e all'altra no..." Il sesso sembra sdoganato ora? "L'importante è farci dei bei film sopra nei quali ci si riesca a riconoscere avendo a che fare con quella tematica in maniera intima e magari anche decostruendo dei preconcetti rispetto a un'educazione figlia di un altro secolo". L'importante in questo campo è sentirsi libero: "Da chi fa sesso a 15 anni a chi vuole rimanere vergine fino a 25 - spiega - basta che siano felici e che nessuno giudichi o vada a rompere all'altro. Già che non se ne parli a scuola è assurdo. Io a mio figlio appena parla gli insegno tutto, leviamoci il pensiero. Poi mi chiamerà la maestra..." dice ridendo. Gli piacerebbero storie che non ti aspetti. "Ci sono tutta una serie di tematiche che considero la mia zona di confort e mi piacererebbe uscire da lì" dice. E tra i temi che gli sembrano più urgenti da scardinare in un prossimo futuro c'è quello dei social media: "Io ho un pessimo rapporto con questo mondo e c'è un tema come quello dell'ego e della costruzione di un alter ego virtuale che io trovo davvero come uno dei grandi problemi storici di quest'epoca e non riguarda solo i giovani. Vedo in continuazione persone di fronte a me, diverse, molto e troppo diverse da quello che propinano sui social: perché si sentono di non essere abbastanza e perché vengono propinate sui social delle figure che secondo loro sono migliori di loro. Infatti sono abbastanza contento che ultimamente ci sia stata questa sorta di "rivolta" verso alcune figure di influencer". Borghi dice di trovare il meccanismo di sponsorizzare via social una cosa o un'altra "stupido e superficiale". "Vorrei fare un film in cui si va a scavare in quel fenomeno malato e nocivo, dove c'è anche l'assoluta mancanza di controllo" spiega. Sul cinema italiano di oggi va giù duro: "Ne parliamo da tanto tempo, c'è un grandissimo problema distributivo e c'è un problema su chi prende i soldi per fare i film. Spesso mi chiedo: ma perché danno i soldi per fare un film oggettivamente brutto e improponibile. Poi però magari va bene al box office... Non c'è una ricetta. Però, certo, vedo finanziati film inguardabili mentre restano senza fondi film di ragazzi talentuosi che sono solo meno commerciali. Sicuramente c'è un sistema che a che fare con tantissimi criteri che non hanno a che fare con la bellezza". E rincara la dose: "Già se riuscissimo a chiudere la storia del tax credit saremmo un passo avanti, quest'anno non ha lavorato nessuno per questa storia. Alla piattaforma dei David c'è da piangere: su 80 film ce ne sono 65 che non li guarderebbe nemmeno mio figlio di un anno. Il cinema è una cosa seria, c'è l'energia di tante persone e la creatitivà non va sottovalutata". Sui progetti futuri è blindatissimo, ma alla domanda se vuole darsi alla musica scoppia a ridere e risponde: "Chissà! Forse prima o poi farò un album da solista visto che suono male la chitarra e canticchio. Non sono più giovane e devo cercare continuamente modi per sorprendermi, questo potrebbe essere uno di questi...". Ma che bambino e ragazzo è stato Borghi? "Ero abbastanza furbo da non fare cose tali da finire nei guai, sostanzialmente buono, mi sentivo male rispetto alle ingiustizie, anche bullizzato finché non ho cominciato a menare, cresciuto per strada con degli scapestrati a cui sono legato ancora in maniera pura e viscerale, sono quelli che mi rendono veramente felice a parte la mia compagna a e mio figlio ovviamente. E sono anche i miei primi giudici, dei veri pezzi di m... che mi dicono 'bravissimo' oppure 'hai fatto schifo' senza filtri" conclude.
W.Lapointe--BTB